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Padre Pio Parisi sostituito alle ACLI

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مُساهمة من طرف the gospel الأربعاء 12 مارس 2008 - 20:26

Padre Pio Parisi sostituito alle ACLI

La sua lettera a Mons. Antonelli


Padre Pio Parisi S.J. per molti anni è stato Assistente delle Acli nazionali .

Il suo ruolo è stato fortemente "religioso" ( meditazione dell'Evangelo ) ben lontano da quello svolto spesso in altri periodi dagli assistenti centrali delle Acli (interventi sulla politica dell'Associazione e portatori di istanze "politiche" della Gerarchia) .

Questo ruolo di Padre Pio è venuto meno in maggio perchè Mons. Ennio Antonelli, Segretario generale della Conferenza Episcopale, lo ha sostituito con decisione unilaterale con un altro Assistente.

Che il Padre Parisi non pensi che il fatto sia fondato solo su un normale avvicendamento lo si deduce dalla lettera che ha inviato a Mons. Antonelli.

Padre Parisi ci ha autorizzato a divulgarla in quanto è già stata diffusa tra molti suoi amici e quindi sostanzialmente pubblica . La pubblichiamo volontieri integralmente per le riflessioni di grande importanza che vi sono contenute sulla situazione della Chiesa in Italia e sulla necessità di un nuovo modo di comunicare e testimoniare la Parola. ( V.B.)





Amatissimo Padre in Cristo,

il Signore è veramente risorto!

La ringrazio di cuore per le buone parole nei confronti del mio servizio alle Acli, contenute nella lettera con cui mi informa dell'incarico affidato a don Mauro Felizietti.

Avevo chiesto a don Mario Operti di essere esonerato da questo incarico per cui mi ha confortato il fatto che già si era deciso in questo senso. Scrivo a lei personalmente per spiegare i motivi della mia richiesta, che mi propongo di comunicare anche ad altri, con la speranza che tutto ci aiuti a comunicare sempre più alla gioia pasquale. Sono molto grato agli amici delle Acli e alla pastorale del lavoro che per tanti anni mi hanno dato la possibilità di esercitare il ministero sacerdotale in una realtà associativa in cui si trovano tanti "piccoli" amati dal Signore. Sono disponibilissimo ad aiutare, come lei auspica, don Mauro e tutti gli amici delle Acli. Ho solo chiesto di fare questo senza avere più un particolare incarico. Perché?

Mentre cresce in me la coscienza penosa dei miei limiti e dei miei peccati, e mentre ripeto con l'inno di Nona: "Irradia di luce la sera / fa sorgere oltre la morte / nello splendore dei cieli / il giorno senza tramonto", colgo con chiarezza alcune cose riguardanti la Chiesa che è in Italia.

Parto dalla vocazione della Chiesa alla profezia, in particolare all'annuncio di Cristo risorio, e dalla salvezza mistero di povertà (titolo di un prezioso libretto di J. M. R. Tillard, Queriniana 69). Vedo la Chiesa in gran difficoltà e ritardo nel vivere la sua vocazione profetica e nella sequela del suo Signore povero nel cammino verso Gerusalemme. Al fondo di questa situazione colgo la seduzione del potere, ovviamente di quello che si presenta buono e come mezzo necessario per fare il bene. Un'assidua meditazione sul tema del potere nella Bibbia, fatta con amici laici sinceramente impegnati nel cammino della vita cristiana, ci porta a discernere la violenza e la diffusione, anche nell'ambiente ecclesiale, della tentazione con cui il demonio si rivolse at Signore fin dal principio delta sua vita pubblica.

Quali i fatti che, alla luce della Parola, mi portano a questa valutazione, che spero non sia frutto di presunzione giudicante ma di autentico discernimento spirituale? Sono innumerevoli e non finirei mai di raccontarli, dato che in tutta la mia non breve vita ho avuto un'unica passione dominante, quella per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Solo qualche accenno.

In un consesso di Vescovi e sacerdoti ascoltai, forse una decina di anni fa, da parte di una persona autorevolissima e da me molto amata e stimata, questa esortazione: basta con la profezia, ora bisogna impegnarsi in politica! Nessuno reagì. Poteva essere solo una battuta infelice, ma troppi altri fatti mi hanno confermato che si trattava di una grave deficienza, molto diffusa, nel modo di concepire la presenza della Chiesa nel mondo. Vengo a un fatto che continua nel presente, significativo e inquietante, di cui ho parlato e scritto varie volte, senza reazioni e senza risposte illuminanti e confortanti. Quando si parla dell'impegno dei cristiani nel mondo, si ripete spessissimo che essi si rifanno, o dovrebbero rifarsi, ai principi generali del Vangelo. Qualche volta si enumerano tali principi: il valore della persona, della vita, della famiglia, del lavoro, della solidarietà... fino alla sussidiarietà. Come non essere d'accordo!

Ma il Vangelo non va ridotto a principi etici. Il Kerigma, la Buona Notizia della morte e resurrezione del Figlio di Dio e di Maria non può essere taciuta e data per presupposta, perché è fondamento insostituibile della speranza e dell'etica cristiana. Questo ricordo, con gratitudine, di avere appreso circa 45 anni fa, alla Gregoriana, in uno splendido corso di p. Fuchs su "I sacramenti fondamento dell'ethos cristiano". E come si può comprendere e vivere il valore salvifico della povertà senza riferirsi al Mistero Pasquale?

Da molto tempo, in modo silenzioso, cerco di aiutare amici impegnati nel sindacato, nei partiti, nelle camere e al governo, per un cammino di vita cristiana. Recentemente uno di loro faceva la seguente considerazione che mi è sembrata piena di discernimento spirituale. La Chiesa, diceva Gianni, ci esorta all'impegno politico come un modo eccellente di vivere la carità, ma si rende conto di quale tremendo gioco di potere, intessuto di compromessi, astuzie e violenze, spesso sottili e sotto traccia, sia fatta la politica?

Un giovane deputato DC, proveniente dall'Azione Cattolica del Veneto, rnolti anni fa, mi diceva, con gran turbamento, che aveva fatto la prima disonestà della sua vita per accontentare la richiesta di un Vescovo.

Per uscire da una serie di gravi equivoci è urgente ridefinire il termine "politica" a partire dalla parola di Dio; non possiamo continuare a fare nostro un linguaggio che contraddice la sapienza di Dio. Finché si accetta la definizione corrente di politica come ricerca e gestione del potere, non è proprio il caso di indicarla come via principale della carità. Tutta la Bibbia ci rivela un ben diverso impegno di Dio nella città degli uomini, dalla città di Caino alla Gerusalemme celeste. Il ritorno alla Parola è ogni giorno più necessario per essere veramente Chiesa cattolica e non "parte" o "mondo cattolico".

Ho trovato un grande conforto nella meditazione di un'intervista rilasciata dal Card. Ballestrero poco prima della sua morte (nel volume "Chiesa in Italia" annale de "Il Regno" 1997). Non ne traggo qualche citazione perché ogni parola di questo testo è preziosa e carica di Spirito del Signore.

Un altro fatto che manifesta le difficoltà e i ritardi attuali della Chiesa in Italia è la scarsa attenzione alle voci profetiche che si sono recentemente spente e quelle, ancora in vita, che non vengono ascoltate perché considerate "fuori del coro".

Ho scritto un libro "La cattedra dei piccoli e dei poveri" (AVE 1995) in cui ho cercato di essere semplice; ma è molto più chiaro quel che dice in proposito il Vangelo;

"In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli" ( Lc 10,21). Sento ancora prevalente la preoccupazione di cercare persone significative del mondo cattolico e non.

Ai piccoli ci si rivolge per sondaggi di opinione e per avere consenso. Sembra spesso che per annunciare la novità del Vangelo, la novità del Signore, sia necessario mettere da parte il passato, specialmente quello prossimo: una delle più vecchie e assurde operazioni pastorali!

Vengo al presente: in questi tremendi giorni di guerra sento nella Chiesa accorate preoccupazioni, giuste e coraggiose condanne di ogni violenza, e constato il moltiplicarsi di generose iniziative di carità. Sono sinceramente pieno di ammirazione. Ma sono ancora in attesa della parola più importante, della Buona Notizia che tutti questi eventi sono continuazione della violenza con cui è stato ucciso il giusto, Figlio di Dio e di Maria, su quella croce che è la speranza e la salvezza di tutti e di tutto. Perché il Signore è veramente risorto! Nelle lodi di questa mattina (sabato) ho trovato questa splendida invocazione: "Tu che attraverso la passione sei entrato nella gloria del Padre, trasforma in gioia perfetta i lutti e i dolori del mondo". Chi oserebbe una simile richiesta se non la Chiesa?

Mi permetto di trascrivere qualche frase di un articolo che ho scritto di recente per il giornale delle Acli. "E' stato proposto l'intervento umanitario. Oggi questo concetto non mi sembra più molto valido per illuminare quel che sta succedendo nella ex Jugoslavia. Si è aperto un problema con cui la sapienza umana dovrà, d'ora in poi, fare i conti, sperimentando la sua radicale impotenza di fronte alle difficoltà della convivenza umana sul nostro pianeta. Come cristiani credenti in Gesù Cristo come ci propone la sua Chiesa, dovremmo partire dall'intervento di Dio: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" ..... "Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce". Il nostro intervento deve essere in primo luogo la fede nel Figlio di Dio fattosi uomo e risorto per la nostra salvezza. E' I'intervento più urgente e decisivo. "Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede" (l Gv 5,4). Nella fede ci associamo all'intervento di Dio che opera nel mondo la pace assumendo la nostra debolezza...".

Cosa aspettiamo a risvegliare nella Chiesa la speranza, con l'annuncio della vittoria dell'Agnello immolato, riproponendo in modo serio e popolare la lettura del libro dell'Apocalisse ? La constatazione di appartenere a una Chiesa in gran difficoltà riguardo alla vocazione profetica e alla sequela del Cristo povero, non diminuisce il mio amore per essa, che considero sempre "Madre e Maestra", ma accende in me uno zelo profondo di vederla sempre più trasformata nel Signore risorto.

Mi potrebbe ora chiedere che rapporto c'è fra i fatti di cui ho parlato, con le relative valutazioni, e il bisogno di non avere incarichi con qualche autorità nei confronti delle Acli. Non so se riuscirò a spiegare un passaggio che pure è chiaro nel mio sentire più profondo. Come ho già accennato una coscienza dolorosa dei miei limiti e dei miei peccati si unisce in me con la percezione di un ritardo della profezia del popolo di Dio sul mondo.

Da questi due elementi nasce il desiderio di essere totalmente a servizio, senza particolari incarichi, da figlio della Chiesa e della povertà, in attesa di una profezia che testimoni più efficacemente la risurrezione del Signore. Non oso essere profeta ma a servizio della profezia.

Un brevissimo cenno riguardo alle Acli. Sono più che mai affezionato ad esse nel Signore e penso che oggi, più di prima, vadano aiutate nel cammino di vita cristiana, e che esse stesse possano essere di grande aiuto alla Chiesa nel maturare una laicità profetica. Mi accorgo sempre di più che ci sono tanti piccoli e tante piccole esperienze comunitarie che vivono la profezia e amano la povertà. Non emergono e non fanno notizia e forse questo è un bene che appartiene alla natura stessa della vita cristiana. Negativo, invece, è il fatto che tra queste realtà c'è scarsa comunicazione. Penso che la Chiesa come istituzione gerarchica dovrebbe favorire questa comunicazione cercando di riconoscere la presenza dello Spirito che opera nei cuori in tanti modi diversi: ascoltando per poter guidare e guidando ad ascoltare. Per questo rivolgo un appello accorato ai Pastori riconoscendo quello che già fanno in questo senso e pregando perché possano fare sempre di più.

C'è una piena di acque fecondatrici che sono ancora imbrigliate da argini e dighe, forse per timore che siano devastatrici. Fidandosi del Signore occorre assaggiarle e lasciarle scorrere nel campo di Dio, ben sapendo che "è Dio che fa crescere" (l Cor 3,7).

Ecco due esempi di realtà spirituali che andrebbero maggiormente valorizzate. L'esperienza e gli scritti di p. Mario Castelli sj., morto due anni fa, riguardanti il rapporto tra la fede e la politica. In essi si fondono una conoscenza puntuale dei problemi sociali (p. Mario è stato per dieci anni direttore della rivista "Aggiomamenti sociali") con un dono di contemplazione assai elevato (AA.VV., Mario Castelli sj. Laicità come profezia, Rubbettino 1998).

Il cammino fatto nelle Acli con gli incontri di spiritualità di Urbino ('92-'95), di Rocca di Papa ('96) e di Chiusi della Verna ('97-'98) sul tema: "Convertirsi al Vangelo. Vie nuove per la politica". C'è una adeguata documentazione di questo cammino.

Oltre a rimanere a disposizione delle Acli e della pastorale del lavoro mi propongo, a Dio piacendo, di lavorare sugli scritti di p. Mario Castelli, di proseguire con diversi amici nella ricerca di discernimento, a partire dalla Parola, della dimensione sociale

dell'esistenza umana, di accompagnare l'impegno dell'Associazione S. Pancrazio di Cosenzá e di approfondire il rapporto con gli studenti universitari fuori sede con cui vivo dal 1967. Rimango evidentemente a sua disposizione.

Termino questa mia comunicazione chiedendole di avere la compassione del cuore di Cristo.

Suo dev.mo in Cristo

Pio Parisi S.J.

Roma 14 Maggio 1999


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